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L’eucarestia: Un Incontro Spirituale, Prima Che Fisico

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L’eucarestia: Un Incontro Spirituale, Prima Che Fisico

Perché Gesù invita a bere il suo sangue, gesto sacrilego per gli ebrei? Nel pane e nel vino consacrati riceviamo il corpo fisico o quello spirituale di Cristo? Il Regno di Dio è una questione di cibo e di bevanda? Su che cosa c’è sempre stata piena concordanza tra le chiese cristiane separate circa la cena del Signore ?

Partiamo per la nostra riflessione da una domanda apparentemente oziosa che forse ci siamo spesso posti: perché Cristo, volendo lasciarci il rito memoriale del suo sacrificio di amore universale, ha scelto proprio il pane-carne e il vino-sangue? Non sarebbe bastato ad es. il solo pane spezzato e condiviso, visto che per gli ebrei anche il solo toccare il sangue rendeva impuri davanti a Dio? L’espressione usata da Gesù fu “questo (pane spezzato) è la mia carne offerta in sacrificio per voi e questo (vino condiviso) è il calice del mio sangue … versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”. Questo duplice segno permetteva infatti a Gesù di accostare la propria morte in croce ai sacrifici di animali del tempio di Gerusalemme. Dopo la immolazione per giugulazione delle vittime, il sangue, elemento divino del corpo, veniva raccolto e bruciato a parte, mentre le carni venivano divise, una parte destinata ai sacerdoti e una parte per il pasto di comunione degli offerenti. Pertanto la scelta di usare i due elementi complementari non fu fatta ad indicare due parti del corpo di Cristo, ma a ricordare una morte sacrificale della persona intera di Gesù Cristo per amore e obbedienza al Padre. E’ giusto allora credere che il pane si converte nel corpo fisico di Cristo e il vino nel suo sangue, così come essi erano sulla croce? Ma in tal caso la comunione sarebbe un atto di cannibalismo, come ci accusano da sempre i nostri fratelli musulmani! La risposta è totalmente negativa! “La carne del Figlio dell’uomo data in cibo, è il suo corpo nello stato glorioso di Risorto”(Giovanni P.II°, La chiesa vive dell’eucarestia, N° 18) e non il corpo fisico di Cristo. Tanto è vero che “Cristo è tutto e integro, presente in ciascuna specie (cioè sia nel pane, che nel vino) e in ciascuna loro parte; perciò la frazione del pane eucaristico non divide Cristo”(Cat. della Chiesa Catt. N° 1377). Se invece si trattasse del solo corpo fisico di Cristo, nella comunione mangeremmo solo la carne senza il sangue e viceversa.

A questo punto mi immagino già la vostra obiezione. Come mai nei miracoli eucaristici l’ostia si è trasformata in parti di tessuto umano irrorate di sangue umano incorrotto? Non è questa la prova provata o la pistola fumante che dietro l’apparenza del pane e del vino si nasconde il corpo fisico di Cristo? CONTRODOMANDA: E da quando in qua i fenomeni mistici straordinari hanno più valore della bibbia e della dottrina della chiesa? Quei fatti straordinari sono fenomeni ricchi di mistero scientifico, più che religioso. Essi possono essere spiegati in vari altri modi, e, speriamo meglio, dagli sviluppi futuri della scienza.         Ma il vero miracolo dell’eucarestia, quello cioè che richiede autentica fede e amore cristiano, e non indagini di laboratorio, non è quello della modalità di presenza di Cristo Risorto dietro le apparenze del pane e del vino, bensì il suo risultato, vale a dire l’incontro spirituale con Cristo mediante lo Spirito Santo, cioè l’esperienza personale di amicizia e comunione con Cristo di chi riceve l’eucarestia. “Come il Padre che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così colui che mangia di me vivrà per me”(Gv 6,57)… La comunione alla carne del Cristo Risorto, vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, conserva, accresce e rinnova la vita di grazia ricevuta nel Battesimo. La crescita della vita cristiana richiede di essere alimentata dalla Comunione eucaristica, pane del nostro pellegrinaggio, fino al momento della morte, quando ci sarà dato come viatico (cioè pane del viaggio e ultimo sacramento della vita cristiana)”(C.C.C. N° 1392).

Noi cristiani occidentali, sia cattolici che protestanti, nel fervore delle polemiche contrapposte, abbiamo forse dato troppa importanza alla questione della modalità della presenza di Cristo Risorto nell’Eucarestia e per questo ci siamo divisi proprio sul sacramento voluto da Cristo per esprimere l’unità della Chiesa. Abbiamo così messo in ombra il vero miracolo eucaristico, sul quale tutte le chiese cristiane sono già da sempre rimaste concordi: la comunione di grazia e di amore tra la persona intera di Cristo Risorto e il credente che lo riceve durante la Santa Cena. In quel momento lo Spirito ci rende simili a Cristo, inserendoci nel suo corpo, che è la chiesa, e nella comunione dei santi. Ancora una volta dunque siamo costretti ad imparare dai nostri fratelli ortodossi e orientali. Infatti alla loro tradizione teologica interessa solo la verità biblica di fede della “trasmutazione” o “trasfigurazione” del pane e del vino, e non la modalità fisica di essa. Per essi solo Dio può conoscere la modalità della presenza di Cristo Risorto negli elementi eucaristici. Così come solo Lui conosce la modalità dell’unione tra la natura umana e divina nell’incarnazione.

In conclusione l’eucarestia non è qualcosa di esteriore, di materiale e quasi magico, ma un incontro spirituale ravvicinato del credente con Cristo Risorto. Ed è lo Spirito che compie l’opera più importante: quella cioè di spingerci a specchiarci nel volto di Cristo e a fare realmente tutto in memoria e per mandato di Lui. “Il regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda, ma perdono di Dio, gioia e pace che vengono dallo Spirito santo”(Rom 14,17). E, mi raccomando, appena potete, fate sapere ai vostri amici islamici, che non si spaventino: noi non siamo mai stati i cannibali di Gesù Cristo!

Don Valter